4/7/13 Cima Montanel 2463m

L’obiettivo di questa giornata era un altro, ma poiché il compagno era impossibilitato a seguirmi ho modificato il mio progetto di questa giornata sulla Cima Montanel.

Ho letto qualche relazione sul web, letto la presentazione di Luca Visentini nel suo libro sul Gruppo, e quindi con buone speranze nel meteo sono partito nel tardo pomeriggio.

Mi ero fatto un’idea che sia un luogo poco frequentato, che però nasconde delle visuali inaspettate.

Fiori del sentiero

Fiori del sentiero

Raggiungo il lago di Centro Cadore e salgo verso il rifugio Cercenà. Qui lascio la macchina a 1050m

Il dislivello complessivo è quindi di 1400m. Non li ho mai fatti quest’anno, ma penso di riuscirci, senza troppa fretta. Ho fatto i miei conti e dovrei riuscire ad arrivare in cima per il tramonto.

Parto verso le 16,30. I primi 250m sono abbastanza dolci, su una stradina di montagna più che un sentiero, e in mezzo al bosco. Primo bivio alla forcella Dalego a 1315m. Qui si prende a destra e il sentiero diventa un bel sentiero di montagna e la pendenza aumenta vistosamente.

Il percorso gira in senso orario attorno al Col dell’Elma. Il terreno è morbido, quasi fosse “torba”. La racchetta affonda facilmente e spesso si impiglia tra le radici che numerose affiorano .

L'Eremo dei Romiti

L’Eremo dei Romiti

A circa 1600m altro bivio che porta ai “Romiti”. Noi continuiamo senza sosta verso destra a girare il monte.
Mi trovo così su uno strapiombo che si slancia su Lorenzago. Il sentiero fin qui non è esposto. E’ una zona ricca di radici, bisogna stare attenti a come si mettono i piedi.

Avanti così si arriva sui 1800m in una zona dove il sentiero è ricco di sassi. Con lo sguardo verso ovest ci si proietta sul lago di centro cadore, a est, a sinistra salendo, non si intuisce ancora il profilo del Montanel; si vede una grande muraglia di pietra che non si capisce dove inizi e dove finisca. Ancora un po’ di boscaglia, molto più rada,  prima di arrivare al rifugio. Ad un certo punto si apre una radura e lì in mezzo troviamo rifugio e bivacco.

Rifugio Montanel

Rifugio Montanel

Il rifugio è chiuso. E’ di proprietà del CAI di Domegge, e si possono chiedere le chiavi. Il bivacco è sempre aperto, pochi letti e qualche coperta. Si vede in foto.

Da qui riparto, ancora per poco in mezzo ad arbusti, e poi il panorama si apre verso sud sui ghiaioni che scendono dal Crodon di Scodavacca. Sono in un bellissimo catino, mi sento a contatto con le pareti del Crodon. Ho una bellissima sensazione.

Continuo su qualche tornantino e arrivo su un pianoro. Qui su un evidente masso c’è la segnaletica che invita a svoltare a sinistra. Continuo su un bel sentierino verdeggiante in leggera salita.

E’ un ambiente che mi entusiasma. Arrivo alla base del pendio che porta alla cima, su fondo erboso e in forte pendenza. Da qui, spostandosi un po’ verso ovest si arriva a dominare la radura dove sono posti rifugio e Bivacco. E’ un belVedere!

Il Montanel

La salita per arrivare a ridosso del Montanel. La salita in foto sembra meno ripida di quello che è in realtà

Parto per la salita, faticosa, ma si è quasi arrivati, mancano 200m. Si sale a zig zag. La traccia è presente, ma non la scorgo. Poco importa. Si può salire liberamente, la meta è facilmente intuibile. Salgo, arrivo alla base delle rocce che suppongo essere la vetta ….. e invece no. Il sentiero piega a destra sotto alle pareti, piccola cengia che non desta preoccupazione, si risale, si piega di nuovo a destra e a poca distanza dalla vetta c’è l’unico punto dove da superare avvalendosi delle mani. Prima si supera un crepaccio dove un masso fa da ponticello, quindi si sale un masso di poco meno di due metri di altezza. A questo punto manca pochissimo si procede su terreno friabile ma che non desta più preoccupazione. Visita all’anticima che si getta sul Ciadin di Montanel e poi conclusione in vetta di fronte alla croce, con il sole sugli occhi e il sudore che grondante dalla fronte mi acceca.

Crodon di Scodavacca

Crodon di Scodavacca

La serata è ottimale, gran bella luce e una stupenda visione su Spalti di Toro, Monfalconi , in una prospettiva inusuale: le cime sono una vicina all’altra, quasi senza soluzione di continuità, come un mare increspato dalle onde; si distinguono per i profili e per i colori che cambiano da croda a croda. E’ un mondo diverso, il mondo delle vette in prossimità una all’altra. Viene davvero il desiderio di conoscerle, continuare l’esplorazione …… alla prossima allora, nel Ciadin d’Arade.

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