A toccar le stelle in una notte di primavera – 23/24 aprile 2014 – Tra rifugi nel Catinaccio

Anche quando si fanno dei piani per uscire in escursione può capitare che poi salti tutto o si debbano cambiare.

Così è successo a me. Programmo di andare sul Catinaccio partendo alle 13 dal lavoro, per riuscire a posizionarmi per il tramonto, godermi la luce della notte e assistere all’alba.

Causa il solito imprevisto parto alle 17, e mi occorrono almeno 2,5 ore per raggiungere in macchina il parcheggio da dove inizia il sentiero. Che fare? Cambiare meta, programmi ?

Ormai mi sono lusingato e decido di andarci comunque. L’obiettivo dell’uscita è cercare il panorama inconsueto della zona, nella neve soprattutto, con i colori caldi del sole e al cospetto delle stelle. Non ci sarà di notte la luce della luna e il cielo buio risplenderà della luce delle sole stelle.
Con questo cambiamento di programma non arriverò in tempo per il tramonto, ma riuscirò a raccogliere la luce della notte sia in zona del Rifugio Vajolet che del Principe. So già, perchè mi sono informato, che il bivacco invernale del Principe è sotto la neve. Utilizzerò quello del Vajolet, mentre proverò ad assistere all’alba dal Principe, sperando di vedere i raggi del sole illuminare il Catinaccio.

Comincio a camminare a quota 1570m circa alle 20,30. Per fortuna rispetto a 15 giorni fa la neve non è continua sulla strada e si può arrivare fino al Gardeccia a piedi. Mi carico ciaspe e, per ogni evenienza, anche i ramponi (che non utilizzerò)

La strada alterna tratti di neve a tratti di asfalto, a seconda di quanto di giorno sia riscaldata dal sole ciascuna tratta. Da notare che è presente parecchio ghiaccio, che ho trovato soprattutto l’indomani mattino al ritorno.

In 50 minuti arrivo al Gardeccia a 1950m. Tutto assolutamente chiuso ma non solo vista l’ora, si vede che è un periodo di chiusura totale delle attività dei bar. Qui il telefono con la SIM Tim prende e quindi chiamo casa. Ora il buio è totale. Avanzo alla luce della pila frontale. Per mia sicurezza ne ho altre due in zaino. Mi serviranno. Le batterie durano meno con il freddo.

Rifugio Vajolet, nel silenzio della notte

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E’ l’ora di indossare le ciaspe e seguire le tracce ben presenti, che seguono esattamente il sentiero CAI 546 che si percorre d’estate.
Vado tranquillo anche perchè ho già fatto questo sentiero 15 giorni fa, nelle medesime condizioni. E’ questa una condizione importante quando si cammina di notte: conoscere bene il percorso. Di notte è tutto diverso, la luce è solo quella della frontale, un cartello può non vedersi, si può sbagliare traccia, la visibilità è limitata dal raggio d’azione della frontale; è un po’ come viaggiare nella nebbia. La conoscenza del percorso è quindi requisito essenziale.

Torri tra  le stelleInizialmente il sentiero corre con leggera pendenza, a tratti si snoda tra alberi e enormi massi. Quando si è sotto al pulpito dove si appoggiano i Rifugi Preuss e Vajolet comincia la salita su forte pendio. La neve è ghiacciata e almeno non si scivola come sulla neve fradicia. E’ nevicato pochi giorni fa, ma qui non sembra, almeno a questa quota.
Sarà lo zaino pesante, sarà che sono fuori forma, ma la fatica si fa sentire. Si percorre un primo tratto di salita a zig zag ma seguendo una linea teorica diritta, poi ci si allarga a destra in diagonale, si risale ancora su forte pendio, quindi ultimo diagonale sempre verso destra e si arriva ai Rifugi a 2248m. Sono circa le 22,30.

Rifugio Passo Principe - Tra le rocce sotto la neveArrivo al bivacco del Vajolet, sistemo il sacco a pelo su una branda, e mi ricordo che potrei anche mangiare qualche cosa :-). Inizio dopo a divertirmi e a cercare la posizione per gli scatti. Vado avanti così fino a quasi mezzanotte. Con le esposizioni lunghe della notte è necessario più tempo che di giorno. Il risultato però ben ripaga il tempo necessario.

Siamo soli nell'Universo?La notte esalta le possibilità della macchina fotografica: il sensore/pellicola può accumulare la luce per lungo tempo, cosa che invece il nostro occhio non fa. Infatti la luce c’è sempre, anche di notte e anche se poca, e il sensore della macchina non fa altro che accumulare questa luce per lungo tempo, riuscendo alla fine a proporre un’immagine intelligibile. Ecco che allora uno scenario buio, appena tratteggiato ai nostri occhi, diventa illuminato per una macchina fotografica. L’ambiente ripreso dalla macchina fotografica risulta diverso rispetto a ciò a cui noi siamo abituati. E’ un modo diverso di vedere l’ambiente montano, molto più simile a quello che vedono gli animali notturni. Personalmente trovo che queste situazioni siano le più divertenti fotograficamente, perchè in queste occasioni posso  rivelare un ambiente che esiste in una diversa dimensione, quella dell’occhio tecnologico fotografico che va guidato dalla verve compositiva del fotografo.

L'attesa dell'albaVerso mezzanotte mi ritiro e vado a riposarmi. Imposto la sveglia per le 2,15 per salire al Rifugio Passo Principe a 2599m, in tempo per fotografare la zona ancora nel pieno dell’oscurità della notte. Mi appisolo così bene che non sento la prima sveglia, ne sento un ulteriore richiamo alle 2,45. Sinceramente non ho molta voglia di alzarmi. Ho trovato il caldo ideale nel mio sacco a pelo. Mi chiedo chi me lo fa fare …… mi rispondo ” e che ci sei venuto a fare fin qui allora!!” Preso da questi pensieri mi alzo. Verso le tre parto per il Rifugio Principe. D’inverno la strada da seguire è diversa rispetto al sentiero 584 estivo. Ci si porta sul fondo di un canalone dove scorre il torrente in estate. E’ una bella gola, che si snoda tra i pendii delle montagne zigzagando tra massi. Si procede con pendenza non importante, poi a ridosso della testata della valle la pendenza aumenta sempre più. Procedere di notte non è un problema, il percorso è obbligato e si notano le tracce di coloro che sono passati nei giorni precedenti. Circa a 2500m si trova un inaspettato cartello che indica il percorso per salire al passo Antermoia a destra e al rifugio a sinistra. Ultime fatiche, su un terreno sempre più ripido che le lame delle mie ciaspe ben artigliano. Arrivo verso le 4,20, esausto perchè fuori forma, in tempo per poter riprendere le stelle ancora ben luminose in cielo.

Cerco di fotografare tutto il fotografabile e quindi dopo le cinque decido di aspettare l’alba. Fa freddo però, tira una bella arietta ….. mi devo inventare qualche cosa per passare il tempo. Prendo la pala che ho nello zaino e comincio a liberare la neve dalla porta del bivacco invernale. Il prossimo che arriverà qui avrà meno lavoro da fare 🙂

Poco dopo le sei si vede la luce del sole illuminare prima le nuvole e poi le pareti delle rocce verso il Catinaccio. Cerco di bloccare questi istanti su Catinaccio e Torri del Vajolet.

Il rientroNon ho voglia di salire al passo, quel pendio così elevato mi fa passare qualsiasi velleità. Prendo quindi la strada del ritorno. In quaranta minuti comodi rientro al Vajolet, recupero le cose che ho lasciato qui e parto verso il Gardeccia e poi giù alla macchina, sempre con l’occhio sulle rocce a cercare la vetta più intrigante.

Alle 9,30 arrivo all’auto, concludo la giornata e con tutta calma rientro verso casa.

Il Rifugio Vajolet di giornoE’ stata una uscita molto particolare, mi sono stancato oltremodo, non per la difficoltà del percorso ma perchè non sono in forma accetttabile. Sicuramente il ricordo di questa piccola avventura mi rimarrà nella mente per un bel po’ di tempo, e mi farà crescere a nostalgia di queste belle sensazioni per altre uscite.

 

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