Al Rifugio Torre di Pisa

Il rifugio Torre di Pisa è probabilmente il più conosciuto punto di appoggio al Gruppo del Latemar. E’ in ottima posizione panoramica, lo si raggiunge abbastanza facilmente da Passo Feudo dove arriva la cabinovia da Predazzo. Quando non funziona questo impianto l’accesso più semplice è dall’Alpe di Pampeago. Ci sono stato sia in estate che in tardo autunno con la neve. D’estate è un luogo assai frequentato. Ha molte caratteristiche che lo rendono una meta appetibile, prima fra tutte la facilità di accesso visto che il dislivello da Passo Feudo è di circa 500m e il sentiero non presenta difficoltà alpinistiche. Le uniche precauzioni da considerare sono legate alla quota, che per qualcuno potrebbe risultare eccessiva e quindi dar luogo a giramenti di testa. Ho esperienze familiari in tal senso 🙂 . Ma per il resto non può che considerarsi una gita consigliabile. Il tempo medio stimato per la salita da Passo Feudo è di circa 1h30′-1h45′.

Sebbene il rifugio fosse chiuso, mi è molto piaciuta la salita in autunno, a inizio novembre 2012 con la neve, quando non ho trovato presenza umana, ma solo quella di qualche camoscio.

Si parte

Si parte

Sono partito dall’Alpe di Pampeago, lasciando l’auto nel centro abitato perchè oltre la stradina era bloccata dalla neve che già era sparata dai cannoni. Qui la scelta era indossare subito le racchette da neve (d’ora in poi le chiamerò ciaspe, è più breve) o cercare di seguire la stradina estiva che sale in parte attraversando la pista. Ho preferito andare sul sicuro e ho seguito il percorso della stradina, un po’ più lungo con i suoi tornanti. Il fondo era ghiacciato in taluni punti, capita spesso in queste stagioni. In salita non è un grosso problema, per la discesa poi si vedrà.
Al di fuori della pista di neve ce n’è poca. Siamo a quota 1900m, dove normalmente d’estate si lascia la macchina. Tutto intorno gli operatori degli impianti da sci sono al lavoro. Io continuo per la mia strada, che a dire la verità è abbastanza noiosa in questo primo tratto, avanzando con pendii leggeri. Si cammina molto, si sale poco.

La seggiovia alla Pala Santa

La seggiovia alla Pala Santa

Arrivo agli impianti che stanno alla base della Pala Santa. Vedendo il versante di salita decido di tagliare alla grande la strada di salita. Evitare il Passo Feudo e agganciare il sentiero che sale al rifugio dopo il primo tratto, quello che si contraddistingue per delle incredibili torri di piastre di pietra. Dovrei perciò uscire circa a 2200m.
Seguo per qualche minuto la strada che porta a Passo Feudo e poi su un’ansa tipo una S a sinistra la abbandono e salgo direttamente. La pendenza è di quelle toste, e più mi alzo più le chiazze di neve diventano frequenti e cerco di evitarle.

Più sotto si vede la strada di collegamento Pala Santa-Passo Feudo

Più sotto si vede la strada di collegamento Pala Santa-Passo Feudo

Mentre sto per arrivare a ricongiungermi al sentiero il terreno si fa completamente innevato. Sono pochi cm e perciò continuo con i soli scarponi senza null’altro indossare ai piedi. Supero un dosso con lieve discesa che poi risale in modo accentuato dove d’estate c’è un tratto di ghiaione. La salita risulta semplice, ma devo cercare di affondare bene i piedi per avere un appiglio e non scivolare, mentre subito dopo c’è un piccolo traverso verso destra. Lo guardo con sospetto, sembra sia lì pronto a fare qualche scherzetto, tasto la neve piuttosto compatta e scivolosa. Se scivolo faccio qualche metro di slittino con il fondo della schiena, ma nulla di pericoloso. Attacco il traverso piantando bene gli scarponi e creando delle tacche sulla neve. Con attenzione perciò procedo e passo questo tratto.
Continuo e subito dopo vi è pure un tratto di sentiero con tanto di gradini. Si salgono senza problemi, neve ce n’è poca. Arrivo all’ultimo pezzo di sentiero, che si rivela quello che richiede maggiore attenzione.

Il taglio sul pendio. Su quelle rocce ho indossato le ciaspe

Il taglio sul pendio. Su quelle rocce ho indossato le ciaspe

Prima parte, che precede la cima Valbona, lo taglio subito seguendo un percorso libero da neve su terreno di roccia che sale diritto. Salgo così finchè posso. Cerco sempre di evitare la neve e di passare da una zona libera all’altra. Finisco la salita e ora c’è da tagliare in diagonale verso destra prima di raggiungere il rifugio, che è proprio sopra la mia testa. Questa volta il tratto in diagonale è di quelli non molto raccomandabili, scivoloso e non si riesce a piantare lo scarpone. Calzo perciò le mie ciaspe ramponate e lo passo senza problemi. Pochi metri e arrivo al Rifugio Torre di Pisa. Strano, non c’è nessuno 🙂

Il catino del Latemar

Il catino del Latemar

Vado avanti e indietro a cercare qualche bel punto panoramico. Nel catino del Latemar di neve ce n’è parecchia, il sentiero che scende verso la Torre di Pisa è molto ostico e preferisco non avventurarmici.

In discesa, si vedono le luci di Predazzo

In discesa, si vedono le luci di Predazzo

Vado avanti e indietro in attesa del tramonto lungo la cresta sulla quale poggia il rifugio. Va un freddo intenso, che aumenta notevolmente con forti raffiche di vento quando il sole tramonta. Non aspetto così l'”ora blu” in cima ma scendo di 150m circa. Trovo un pendio sul quale appostarmi “esente vento” e provo a comporre qualche scena di valle. E’ una sera particolare, sopra di me un cielo terso e ricco di stelle, in lontananza verso le Pale di San Martino fulmini. Faccio finta di nulla, il pericolo sembra piuttosto lontano. Finita la sessione di scatti, non c’è poi molto da fare, scendo a valle nel buio con la pila frontale accesa e questa volta tengo le ciaspe ai piedi, è molto più sicuro.
Preferisco evitare di seguire il taglio di sentiero fatto all’andata, non ho la visuale necessaria  per sentirmi tranquillo, e scendo transitando per il Passo Feudo. A questo punto proprio le ciaspe si possono togliere. Seguire la strada che porta alla Pala Santa diventa semplice.
Prima di arrivarci scorgo un effetto molto particolare. E’ quello dei cannoni che sparano lungo le piste.

Sembra una base spaziale sulla luna ?

Sembra una base spaziale sulla luna ?

Un gioco di luci diverso dal solito e provo quindi a cercare qualche composizione che renda la scena particolare, tra luci artificiali e luci stellari, davvero copiose. Ho il tempo per accendere i cellulari, che qui ricevono segnale, mi arriva qualche sms, anche di chi mi invita a andare a fare un giro in montagna l’indomani ….. e poi riparto. Sono circa le 19. L’ultimo tratto di percorso lo effettuo di nuovo con le ciaspe per scendere direttamente lungo la pista Arrivo all’auto verso le 20.

E’ stato un giro corto tutto sommato, semplice e fors’anche banale, ma mi ha regalato delle bellissime sensazioni e ottime luci. Non c’è niente da fare, da questo punto di vista la montagna non tradisce mai ! Alla prossima

Segue la galleria fotografica, relativa alle salite in estate e in autunno

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Alla cima della Vezzana – 10 agosto 2011

Dopo più di un anno da quando l’abbiamo realizzata, pubblico un resoconto della mia terza salita alla Vezzana, questa volta in compagnia di mio figlio Stefano.

Potete trovare altre relazioni su questa ascensione da questo link di novembre 2006 e da questo di agosto 2009.

Ricordo bene che gli inizi di agosto 2011 erano stati caratterizzati da tempo instabile. Questo del 10 di agosto era il primo giorno di sole, anche se parecchio fresco. Con Stefano prendiamo la funivia per portarci su in Altopiano, e poi dopo una sosta al rifugio Rosetta 2580m partiamo.

Il percorso prevede di sostare al bivacco Fiamme Gialle 3005m, sotto al Cimon della Pala. Mi passa così per la testa il pensiero che possa essere tutto occupato. Per quello cerco un po’ di anticipare i tempi.
Il sentiero è sempre il medesimo. Con partenza dal rif. Rosetta si prende il sentiero 716 per passo Bettega 2662m.

Vista da Passo Bettega

Vista da Passo Bettega

E’ un sentiero che potrebbe non piacere a chi non è abituato a camminare in montagna, in quanto insiste in diagonale su lastroni di roccia in discesa sotto Cima Corona. Su tratti di sentiero con ghiaia insiste fino ad arrivare al sopra citato Passo. Da qui si scende di 150m per prendere la Val dei Cantoni, passando per un breve tratto con difficoltà di I° grado.
Si prende a salire tenendo sempre la sinistra del vallone. Si arriva dopo un paio di tratti nella neve a ridosso di un costone di roccia. Qui è importante tenere la sinistra, anche perchè sulla destra c’è una pericolosa cascata che scende. Questo tratto è bollato per permetterne una migliore individuazione. Si sale aiutandosi spesso con le mani.

La Val dei Cantoni

La Val dei Cantoni

Sono circa 70m di dislivello di questo tratto un po’ impervio, poi si continua nel vallone su tracce di sentiero che portano al passo del Travignolo. Siamo in un canalone, il terreno è ricco di sassi e quindi in molti punti vale il detto “un passo avanti e mezzo indietro”.

Procediamo molto lentamente, Stefano ha qualche difficoltà tra peso dello zaino e altitudine. La Val dei Cantoni si imbocca a 2550 m e finisce a 3000m. Arrivati al Passo del Travignolo si prende a sinistra per tracce sulla roccia e dopo 10 minuti si arriva al Bivacco Fiamme Gialle. Vi sono 9 posti, già tutti occupati. Guardo la situazione, per terra è libero ? Sì, bene, ora non più 🙂 e con Stefano decidiamo di accomodarci per terra.

Per fortuna ci siamo portati via il sacco a pelo. Dormiremo benissimo al calduccio.
A questo punto Stefano è sfatto, io programmo una deviazione in cima alla Vezzana per il tramonto mentre lui mi aspetterà in bivacco. Ce la passiamo un po’ in zona bivacco e alle 19,30 circa parto per la cima della Vezzana.

Piz di Sagron, Cima Canali, Pala di San Martino

Piz di Sagron, Cima Canali, Pala di San Martino

Calcolo che ci vorranno circa 40 minuti per raggiungerla. Non vi sono difficoltà alpinistiche in questo ultimo tratto, solo in qualche punto ci si aiuta un po’ con le mani dopo il bivio con la cima del Nuvolo, ma se siete arrivati fin qui il resto è davvero poca cosa, solo la solita proverbiale attenzione a tutto quello che si fa perchè siamo sempre oltre i 3000m. Ultimo traverso e arrivo in vetta, dove lo spettacolo è sempre grandioso.

Giù per la Val delle Galline fino alle Pale di San Lucano e oltre ....

Giù per la Val delle Galline fino alle Pale di San Lucano e oltre ….

Oggi forse più di altre volte. Il Panorama è davvero grandioso, merita di sedersi per un attimo e goderselo in pieno. Da qui si ha una visuale su tutto il territorio delle Pale, dal Mulaz e dal Passo delle Farangole fino all’Agner e alla Catena Meridionale passando per le Pale di San Lucano. Aspetto gli ultimi raggi del sole e mi lascio affascinare dalle rocce della Vezzana che diventano rossastre sul lato ovest …. è un autentico spettacolo di luce e colore, mentre noto la differenza tra luce e ombre che avanzano partendo dall’Altopiano e risalendo via via sulle cime più basse. Non mi resta che ammirare e dopo una decina di minuti dal calare del sole all’orizzonte scendere e tornare al bivacco.

Dopo il tramonto, la luce sull'AltopianoMa lo spettacolo non finisce, anzi si rinnova all’ora blu. All’orizzonte verso meridione si apre un incredibile cuneo di colore rosso, il cielo si tinge di blu a creare una atmosfera surreale. E’ qui che scatto le foto, secondo me, più belle di questa uscita. Rientro al bivacco.

Rimango fuori per gli ultimi scatti notturni, ma purtroppo la macchina fotografica va in tilt e mi scarica la batteria. Era la notte delle stelle cadenti, ma di foto ne faccio ben poche.

Bivacco Fiamme Gialle in notturna

Bivacco Fiamme Gialle in notturna

Verso le 23 me ne vado anch’io a dormire. L’indomani mattina decido di non portare Stefano in Vezzana all’alba. Alla luce della sola frontale non è saggio portarlo a spasso per rocce e luoghi ove è importante avere il massimo controllo di piedi e mani.
Ci accontentiamo così di vedere l’alba da sotto il bivacco, dalla zona da dove esce la Ferrata Bonniver-Lugli.
Dopo con calma raccogliamo le nostre cose e partiamo per la vetta della Vezzana, l’obiettivo che Stefano aveva per questa estate.

Io e Stefano in vetta

Io e Stefano in vetta

Il fanciullo risente dell’altitudine e andiamo avanti piano, ma alla fine arriviamo in vetta. Qui, caso del destino, troviamo un paio di persone che conoscevo e che mi riconoscono. Avevano dormito al bivacco Brunner, anche quello strapieno di gente. Restiamo un po’ in vetta a goderci il panorama e a scattarci qualche foto e poi prendiamo la strada del ritorno.

La discesa procede bene, ma quando si tratta di risalire a Passo Bettega la risalita si fa dura. Si stringono i denti e anche questa ultima difficoltà è superata. A questo punto la strada è in discesa verso il rifugio Rosetta, dove arriviamo per ora di pranzo, l’ora giusta per mangiarci un bel piatto di pasta!

E’ stata una bella uscita, e la natura ci ha dato motivo per meravigliarci ancora dei suoi miracoli!

Segue la Galleria completa delle immagini di questa uscita. Alla prossima

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Recensione a “Dall’alba al tramonto nel cuore delle Pale di San Martino”

E’ sempre un piacere ricevere dei commenti al proprio lavoro. Se poi si tratta di commenti lusinghieri ancora di più.

Poco prima di Natale 2012 ho ricevuto due recensioni al mio libro fotografico, una su Alpi Venete e una su Dolomiti Bellunesi.

La prima, ad opera di Armando Scandellari, è riportata integralmente qui sotto, la seconda di Giuliano Dal Mas la pubblicherò non appena mi arriverà.

recensione Scandellari-H1000Ringrazio Alpi Venete e Dolomiti Bellunesi per questo onore !

Notizie sul libro sono visualizzabili a questo link. Per informazioni non esitare a contattarmi

Tommaso

 

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Escursione alla Talvena 2542m – 29/09/2011

Talvena, una meta che avevo potuto apprezzare in giugno 2011 quando sono salito alla cima de Zita sud. Ora viene il momento di preparare questa escursione. Mi predispongo per fine settembre, quando ancora di neve on se n’è vista, anzi, non se ne vedrà per tutto l’anno. Con la Lucia si va. Tempo previsto circa 4 ore. Si parte quindi alle 14,20 dal Pian della Foppa a 1160m e prendiamo il solito sentiero 523 che porta a Malga Pramper e poi al Prà della Vedova 1860m. Questo sentiero è già stato presentato innumerevoli volte, già al link precedente troverete info, per cui evito di ripetermi. Prendiamo il sentiero 514 che ci porterà al Piazedel, e nel bel mezzo del trasferimento sentiamo dei bramiti di cervo. E’ la stagione, anzi la settimana giusta e la zona pullula di cervi. Non li vediamo comunque, sono in mezzo agli alberi nella zona sotto al rifugio Sommariva al Pramperet.

La giornata è bella, non c’è particolare fretta e proseguiamo senza problemi. Portela del Piazedel 2097m è raggiunta. Il panorama da qui è notevole, ma nulla rispetto a quello che ci aspetta.

Ci facciamo tutto il Piazedel lasciando a sinistra i bastioni della Cima de Zita Nord e seguendo il sentiero dell’Alta Via Numero 1 arriviamo ai piedi della cresta che delimita la Cima de Zita Sud dalle Cime de Barancion. Si sale sulla cresta attraverso un sentiero a zig zag che porta diretto a quota 2350m. Da qui direzione est per sentiero ben segnato verso la forcella de Zita Sud.
A questo punto si può far visita a una delle cime de Zita, la sud, mentre le altre due rientrano nell’area protetta del Parco Naturale delle Dolomiti Bellunesi e per accedervi è necessario un permesso speciale. Noi essendo arrivati qui in poco meno di tre ore preferiamo non perdere tempo e proseguire diretti per la Talvena. Andiamo a naso: scendiamo un centinaio di metri o poco più per il sentiero numero 514 dell’alta via  che  proseguirebbe per il rifugio Pian de Fontane. Ai piedi della forcella dei Erbandoi che congiunge la Talvena con la cima de Zita sud saliamo il ripido pendio liberamente. Qui si trovano le tracce che portano in vetta.

In salita lungo la cresta della Talvena

In salita lungo la cresta della Talvena

Si tratta di costeggiare la cresta che direttamente porta in cima. Degli ometti sono di conforto nel segnare la retta via. I 200m di dislivello mancanti dalla forcella si fanno abbastanza velocemente. Il sentiero richiede attenzione, qualche passaggio dove risulta necessario appoggiare le mani, forse un I° grado, ma nulla di più. Si segue il profilo “tagliente” della cresta e si raggiunge la vetta verso le 18,20.

A sud panorama su Schiara e Pelf, con gran visuale sulla Gusela del Vescova, a nord le Cime de Zità e più su Pramper,

Dalla Talvena con lo sguardo a Nord

Dalla Talvena con lo sguardo a Nord, verso le Cime de Zità

a est vette molto più basse dell’Alpago.

Una croce di vetta ai minimi termini accompagna la nostra permanenza. Attendiamo il tramonto in un ambiente stupendo, con una temperatura piacevolissima. E il tramonto ci riserva un bellissimo spettacolo. Nuvole si fanno accarezzare dai caldi raggi solari, colorandosi come capita solo nei sogni. E’ un grande spettacolo, assolutamente gratuito. Ciò che sono riuscito a riprendere è presentato nella galleria di foto che segue.

estremamente soddisfatti dell’uscita, verso le 19,15 cominciamo a scendere. Scegliamo una via diversa. Ci spostiamo di un centinaio di metri in linea d’aria verso ovest e tagliamo giù per il canalone e passiamo un ghiaione composto di grossi massi. Perveniamo così abbastanza velocemente alla forcella dei Erbandoi. Qui notiamo che in linea con la forcella c’è una traccia sul pendio che segue la cima de Zita Sud. La seguiamo. Con convinzione ci accorcia un po’ la strada. Perveniamo così poco più giù della forcella de Zita sud, uscendo in mezzo a dei costoni di massi. Pochi metri e arriviamo al passo. Sono circa le 20. Ora siamo sul tratto di percorso che si conosce bene ed è pure ben segnato. Alla luce della frontale continuiamo il nostro cammino. Arriviamo alle 22,30 al Pian della Foppa.

La montagna ci ha regalato l’ennesiam bella soddisfazione. Un lungo percorso, con un dislivello di circa 1500m, ma ne è valsa la pena! Alla prossima 🙂

Seguono le foto dell’escursione

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Alla Fradusta in invernale – 30 Novembre 2011

Questo giro è il frutto di lunghe meditazioni … e anche qualche tentativo andato a vuoto. La stagione senza grandi nevicate ci sprona a tentare l’assalto alla Fradusta. Ci avevamo provato, come si può vedere a questo link, ma l’eccessiva neve ci aveva bloccato su un traverso. In compagnia di Ale e Marco ci riproviamo. Partiamo abbastanza presto, per essere in movimento prima verso le 6,30. Si parte con il buio da quota 1300m, ma il primo tratto è ben conosciuto, quasi a memoria, fino al rifugio Treviso. Sentiero tra l’altro già presentato anche in altra escursione autunnale e pure in una invernale. Neve inizialmente non ce n’è. Poco prima delle 8 sorride l’alba alle vette settentrionali della Val canali: Cime Lastei e Manstorna. Da qui comunque l’alba non si accende al meglio, la visione è  parziale. Siamo attorno ai 1900m verso le 8. La temperatura è bella fresca, ma finchè si cammina non ci si fa caso e si sta bene. Passiamo i bivi per i Vani Alti, quello per la Ferrata Fiamme Gialle a 2000m e di neve si comincia solo a vederne qualche traccia. E’ solo circa dai 2100 m che cominciamo a trovare neve in modo consistente.

Tuttavia, cercando le rocce e le vie per le creste riusciamo ad arrivare al passo Canali senza necessità di indossare le ciaspe. La giornata è bella, anzi calda al sole. Qui si riparte ora con le ciaspe verso la forcella del ghiacciaio. Ma quanta fatica! Ora la neve è abbondante, farinosa, si sprofonda abbastanza e riusciamo a fare un passo avanti e mezzo indietro. Avanti così arriveremo “lunghi” alla meta. E’ così dal passo al culmine del successivo strappo. Segue un tratto di “consolidamento” in cui si riprende il fiato e quindi si riparte in salita verso il passo. Si passa da zone ove non c’è il sole e fa molto freddo, a zone dove il sudore gocciola abbondantemente e le maniche non bastano più per asciugarsi.

A metà di questo tratto di salita c’è un bel traverso, che quando è ricco di neve non consistente consiglia  di prendere altre strade. In questa occasione di neve non ce n’è molta e possiamo continuare per la traccia del sentiero estivo. Fortunatamente, a interrompere il ritmo subentra una bella pernice, bianca nella sua livrea invernale, che attira l’attenzione e ci fa scattare qualche foto ponendosi in bella mostra. Ormai siamo prossimi a scollinare la Forcella alta del ghiacciaio, e la fatica è veramente notevole.

Ora in cresta alla Fradusta la neve cambia, diventa ghiacciata. Gli amici con le loro ciaspe si sentono a mal partito. Le mie Tubbs ramponate invece tengono che è una meraviglia. Ora si sale con meno fatica. I ramponi si avvinghiano sul ghiaccio, non si scivola più e il passo è deciso.
Prima dell’ultima (si fa per dire) rampa di ascesa, scatto un po’ di foto e poi riprendiamo l’ultimo tratto di salita. Mancheranno 150m,  a questo punto molto, molto faticosi. Arrivati quasi in cima puntiamo a nord per la cresta che ci porterà al punto trigonometrico.

Neve non ce n’è tantissima. In cresta in vento ha fatto il suo lavoro, e l’ha ripulita per bene. Arriviamo verso le 12,30 in vetta. Si sta bene. Si mangia, si scherza, qualche foto e poi si riparte.

Il progetto originale era quello di scendere per il rifugio Pradidali, ma qui ha vinto la scelta conservativa di scendere per il sentiero appena battuto, onde evitare di incappare in qualche insidia non prevista della neve.

La salita è stata lunga, ma la discesa non è molto da meno. Arriviamo giù alla macchina a tramonto quasi passato, poco dopo le 16,30.
Una bella giornata, un ambiente montano severo e una bella cima da 2940m, che per essere inverno è un bel traguardo.
Alla prossima , e sempre Buona Montagna!!

E qui sotto la galleria d’immagini che presenta l’escursione per immagini!

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Alle Cime di Zità – 13 ottobre 2012

Le previsioni non erano delle migliori, però mio figlio Stefano ha lanciato una proposta: andiamo a fare il giro che ad Aprile 2012 non siamo riusciti a completare per la neve ? Sia mai che mi tiro indietro!

Andiamo a fare un giro già conosciuto e relazionato in questo sito, le Cime di Zità.

Partenza dal Pian delle Foppe, dopo aver avuto conferma dagli amici dell’Hotel Brustolon, che i cartelli posti all’inizio della strada forestale non valgono nel tratto iniziale, ma prescrivono che il blocco stradale per lavori parte dal Pian della Foppa, proprio dove finisce la percorribilità per i turisti. Quindi  il divieto è attivo solamente per coloro che hanno il permesso speciale di andare in auto oltre il Pian della Foppa.

Il tempo non è dei migliori, ci possono essere piogge nel pomeriggio, la sera dovrebbe essere coperto. Ci proviamo, visto che il tempo in montagna può sempre cambiare da un istante all’altro e ci affidiamo così alla Dea Fortuna.
Partiamo a piedi verso le 13,45. Il tempo è coperto, non piove. Facciamo il solito sentiero, passiamo per malga Pramper assolutamente chiusa ma con le tovaglie ancora sopra alle due tavole :). Passiamo il Pian della Vedova e tiriamo diritti per il Piazedel. A metà della tratta che attraversa le Ballanzole incrociamo due persone, incredibile! Sono diretti al Bivacco invernale del rifugio Pramperet. Qui comincia a piovere con insistenza e ci copriamo. Continua a piovere fino a metà della vallata dei Piazedel. Poi all’improvviso smette tutto e si apre il panorama. Nuvole però girano vorticosamente, e come il panorama si apre, così si richiude. Ormai manca poco. Raggiungiamo il costone che sovrasta la Val dei Erbandoi e dopo poco siamo alla Cime di Zita sud.

Nel turbinio delle nuvole - Tramonto da Forcella de ZitàNuvole vanno e vengono, e così ci appostiamo in forcella, in attesa di opportuni sprazzi di luce, che puntualmente arrivano.

Il ritorno è tranquillo, in un sentiero che conosciamo bene e che non ci da’ preoccupazioni, anche perchè arriviamo alla Portela del Piazedel, unico tratto in cui il sentiero con il buio potrebbe non essere più evidentissimo, ancora con la luce del giorno. Da qui in poi non si perderebbe nemmeno un cieco.
Accendiamo la frontale e …… nella notte scendiamo, sicuri di essere osservati da occhi discreti 😉 . La notte è affascinante, tutti i sensi sono accesi al massimo per percepire il minimo rumore, l’occhio scruta veloce il terreno …..

Scendiamo senza problemi e raggiungiamo così l’auto al parcheggio. Anche questa volta siamo stati fortunati. Il meteo era pessimo inizialmente, ma poi ci ha regalato dei momenti davvero memorabili. Avanti così, non andare in montagna è sempre sbagliato. Alla prossima, e sempre Buona Montagna!

 

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Calendario Dolomiti 2013

E’  disponibile il mio calendario Dolomiti 2013. Nuovo nelle foto e nel formato, 48×34 cm in modo da contenere fotografie delle nostre Dolomiti in dimensione di 45×30 cm. Tante belle fotografie per allietare i vostri mesi, con albe, tramonti e notti di luna piena. Qui di seguito puoi vedere in anteprima le foto che lo compongono, mentre tutte le informazioni per l’acquisto sono contenute a questa pagina web.

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Alla Cima di Pramper – 5/7/2012

Quando si sale lungo la Val di Pramper, si nota sulla sinistra una lunga catena di cime pressochè inviolabili, se non per alpinisti e duri escursionisti. Almeno questa è l’impressione. Spesso le cime si salgono dal versante opposto, dove tutto diventa molto più facile. Così è per la cima di Pramper il cui percorso di salita presenterò qui.

Come spesso quando si affronta la Val di Pramper, punto di partenza è il parcheggio a 1170m presso il Pian delle Foppe, poco prima del ponticello che porta al rifugio Sora l Sass, percorso già presentato qui anche in edizione invernale.
Il percorso della normale al Pramper prevede di percorrere tutta la vallata, transitare di fronte alla malga Pramper, salire al rifugio Sommariva al Pramperet

Rifugio Pramperet

Rifugio Pramperet

e da qui prendere il sentiero 521 che sale alla Forcella Piccola a 1943m e quindi entra in Val di Cornia, per poi salire alla Forcella del Palon e in cresta si arriva in cima a 2409m.

Come detto si parte dal Pian delle Foppe e si segue la strada bianca che procede fino alla malga Pramper posta a 1540m. La strada è percorsa anche dalla Navetta che porta i turisti alla malga. Per questo è buona cosa tagliare per il sentiero presente subito dopo il primo tornante a destra. Si sale così in mezzo agli alberi e con buona pendenza fino al Pian dei Palui, dove consiglio di riprendere la strada che corre poco sopra sulla destra a ridosso del limite degli alberi.

La malga è molto ospitale. Si può trovare qualche cosa di buono da mangiare, basta aver tempo 🙂

Qui il sentiero continua sempre ben segnato verso il rifugio Pramperet 1857m. Unica nota il fatto che risulta in alcuni tratti fangoso. Sale con buona pendenza, in particolare poco prima di metà percorso, laddove è presente un canalone formato da una frana e sul sentiero nell’ultima parte prima di arrivare al Pra de la Vedova. Il rifugio è a due minuti dalla sommità del Pra. Da qui si continua per il sentiero 521, che dapprima scende di quasi 100m, e poi risale. Questo tratto è necessario per aggirare da dietro il gruppo del Pramper.

Prati fioriti prima della Forcella Piccola

Prati fioriti prima della Forcella Piccola

Il sentiero è poco battuto e l’anno scorso ci siamo accorti in tempo di due bestioline nere che salivano lungo le gambe. C’è infatti erba alta nel tratto attorno a quota 1800m, quindi ottimale alle zecche per saltare sui viandanti.

Si passano un paio di canalini dove scorre dell’acqua, si sale ancora fino a un primo dosso, si scollina dolcemente e poi si sale per l’ultimo strappo verso Forcella Piccola. Da notare che il sentiero sale verso la forcella protetto da un bel filo spinato sul bordo esterno. E’ bene sperare di non mettere male i piedi. Sono rimasto alquanto allibito da questa scelta di posizionare del filo spinato in quella posizione su un sentiero CAI.

Dopo la Forcella Piccola mi si presenta il panorama sulla Val Cornigia,

Val Cornigia

Val Cornigia

un luogo all’apparenza dimenticato, con il fascino del selvaggio nonostante la chiara presenza della malga nel suo punto più basso. Un selvaggio che cela anche il sentiero che porta in Forcella del Palon. Subito dopo la Forcella Piccola, sulla sinistra parte il sentierino in mezzo ai mughi, che dopo poco sembra spegnersi. Invece è proprio lui. Si continua in mezzo ai mughi sempre più fitti, ma dopo un primo tentennamento il sentierino si ricompone e appare chiaro e conduce fuori della macchia dove ci si riporta su un terreno di massi e ghiaia.
Si attraversa la zona e si sale verso la forcella del Palon su con qualche fatica per il pendio assai impegnativo. Guadagniamo la Forcella e di fronte abbiamo la valle del Pramper con il Castello del Moschesin e verso nord vediamo la catena degli Spiz.

La catena degli Spiz

La catena degli Spiz

Fin qui di problemi non ce ne sono. Sentiero lungo sì, ma senza difficoltà. Ora procediamo per la cresta di salita al Pramper. Anticipo che la cima non si vede fino a quando non si è arrivati, per cui qualsiasi idea di scorgere la meta è una pura illusione!

Si sale tra massi, quasi a fare una gimcana, e il sentiero è sempre ben tracciato da bollature o ometti. Si sale qualche muretto, se ne scavalca un’altro, tutto al massimo sul primo grado, si accosta a sinistra un altro costone e si guadagna finalmente la vetta. Ho impiegato con passo tranquillo poco meno di 4 ore. Sosta, firma nel libro di vetta ben custodito in un tubo posto sul lato destro della cima, piuttosto stretta e angusta. Si può stare comodi in due ….. di più ci si da fastidio.

Particolare sugli Spiz

Particolare sugli Spiz

Rimango su una buona ora e verso le 19 comincio a scendere. Preferisco rientrare a casa per mezzanotte.

La discesa è molto tranquilla, e mi godo gli angoli di panorama che mi si presentano fino alla forcella del Palon scattando qualche foto di tanto in tanto. A questo punto mi viene il dubbio : scendo seguendo il sentiero di salita o scendo per il lungo canalone che finisce in Val di Pramper esattamente al primo tornante. Questa ultima possibilità è sicuramente più breve, ma non è segnata e siamo sul far della sera. Sono da solo e scelgo la soluzione meno rischiosa. Scendo per il sentiero dell’andata.

Quindi tutto bene, ripercorro abbastanza velocemente il sentiero e arrivo al rifugio Pramperet proprio mentre comincia a piovere. Anzi, che piovere!!!! Tuoni lampi e grande acquazzone. Per fortuna sono arrivato in tempo al rifugio. Aspetto qui che si plachi il temporale e quindi riparto verso il Pian delle Foppe, con una pioggerellina leggera. Questa sarà l’unica sera di in cui vedrò la pioggia in tutta l’estate. Anzi, in tutto il 2012 fino ad oggi in cui scrivo. Scendo quindi alla luce della frontale in un terreno a me conosciuto.

Conclusioni ….. ennesima sgroppata, bella soddisfazione. Una bella cima che acconsente di avere una visuale molto interessante su Dolomiti di Zoldo, Dolomiti Bellunesi e Agordine. Da consigliare ? Assolutamente sì

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Il Cor di San Lucano, lo straordinario richiamo sulle Pale dei Balconi – 26/27 Luglio 2012

El Cor di San Lucano, me ne avevano parlato e avevo trovato delle informazioni. Raggiungerlo un progetto  di un anno fa. Ma come sempre, le montagne sono tantissime, i giorni pochi. Per cui non se ne era fatto nulla, fino a fine luglio 2012.In quei giorni mi organizzo con Danilo Benvegnù, valentissimo videoamatore i cui lavori si possono vedere a questo link, che già conosce il sentiero, e architettiamo una uscita che ci consenta di rimanere al Cor per riprendere le luci del tramonto, della notte e dell’alba, che a questa data nessuno aveva ancora ripreso.

Dobbiamo aspettare i giorni buoni con ottimo meteo al fine di evitare di prendere pioggia di notte. La finestra meteo buona arriva tra il 26 e 27 luglio. Predisponiamo il tutto e ci troviamo al parcheggio a Col di Prà. Prendo tutto dalla macchina e si parte. A questo proposito consiglio una partenza da Gares, che è sita a quota più alta, e fa risparmiare 400m buoni di dislivello e una bella scammellata sulla strada che sale dalla Val di San Lucano. Siamo circa alle 15 al Pian de le Reane.

Pian de le Reane. Dislivello e tempi da qui

Pian de le Reane. Dislivello e tempi da qui

La prima parte di camminata è abbastanza noiosa, almeno fino alla malga Campigat 1801m. Da qui si costeggia inizialmente un torrente e poi si segue il sentiero 761 che porta a Campo Boaro. Prima di arrivare al Campo Boaro si raggiunge una zona pianeggiante, circa a quota 1900m. E’ la Piana delle Saline.

Canale di discesa con masso che ostruisce il passaggio nella zona alta

Canale di discesa con masso che ostruisce il passaggio nella zona alta

Qui, invece di seguire il sentiero che curva verso destra si prosegue a sinistra per una leggera traccia nell’erba. Si percorre così la Piana e si punta verso il basso accostandoci sulla destra alle rocce che sprofondano sulla Valle di San Lucano dall’alto degli Altipiani, è la Valle dei Camosci. Ci inseriamo tra fronde di arbusti puntando al canalino che ci farà passare sul versante opposto.

La discesa fa un po’ impressione inizialmente, e invece è abbastanza semplice e soprattutto non bisogna farsi prendere dal panico 🙂 In primis si tratta di scendere sotto a un macigno appoggiato superiormente al canalino. Lo si prende sulla sinistra e si trova subito uno scalino che permette la discesa proprio sotto al masso solo abbassandosi un po’.

Si continua la discesa su terriccio sdrucciolevole e sfasciumi vari. L’ultimo salto è su sabbia …. una goduria.

Vista dalla base del canale. Si passa sulla destra del masso che sta in alto

Vista dalla base del canale. Si passa sulla destra del masso che sta in alto

Si arriva sul fondo del canalino dove scorre un bel rivolo d’acqua.

 

A questo punto si sale per traccia e quindi si comincia lo spostamento a sinistra verso est.

Dopo aver abbondantemente ripiegato come dimostra il percorso disegnato sulla foto poco sotto, si comincia ora a risalire in senso opposto verso destra, quasi sempre su terreno erboso. Ogni tanto si trova qualche ometto di pietra a rassicurare che la strada è quella giusta, altre volte qualche bollatura che qualche alpinista “integralista” si è divertito a cancellare parzialmente battendo i massi con un martelletto !

Una informazione importante, il sentiero che sale fino al Cor non presenta mai difficoltà superiori al I°. Se vi sembra di trovare qualche percorso più difficile vuol dire che vi sarete allontanati dal sentiero ideale.

Sentiero per il Cor dettagliato

Sentiero per il Cor dettagliato

Essenziale è tenersi alla sinistra del canalone che risale la montagna e che vi accompagnerà fino in cresta a ridosso del Cor. Si risale quindi liberamente fino a poco più di metà ascesa, dove poi si prende a sinistra per l’unico passaggio un po’ esposto della salita [vedere foto nello slideshow finale]. Si taglia a sinistra e subito si trova un ometto. Da qui si sale in diagonale fino ad arrivare in cresta a vedere il Cor. L’arrivo coincide con l’arrivo del canale che sale da sotto e che ho ripreso nella foto.

Fa impressione questa vista dall'alto? No, dal vero non sembra :-)

Fa impressione questa vista dall’alto? No, dal vero non sembra 🙂

Arrivati qui ci si può tranquillamente godere il panorama. Abbiamo impiegato dal Pian de le Reane (Stua) poco meno di tre ore, per un dislivello di circa 1050m
Guardando il Cor abbiamo alla sinistra la catena settentrionale delle Pale, dalla Vezzana fino agli ultimi Lastei del Focobon, lungo la cresta arriviamo a vedere la Civetta, a destra tutto il gruppo meridionale delle Pale, a partire dall’Agner fino alla Croda Granda, al bivacco Reali e alle cime del Marmor.
A questo punto abbiamo aspettato il tramonto e l’alzarsi delle ombre dalla valle fino alle cime dell’Agner e della Croda Granda.

Vista del Cor sul far del tramonto

Vista sul far del tramonto

Ma ormai le nostre aspettative non sono più solo limitate a tramonto o alba, ma a tutto quell’arco di tempo che va dal tramonto all’alba, compresa la notte.
Ci prepariamo per la notte. Dobbiamo attendere parecchio per vedere un bel cielo stellato. Rimaniamo perciò in attesa fino alle 23 circa e poi ci apprestiamo a nuove riprese, in particolare sul Cor durante la notte, con la sola luce della luna a rischiarare in parte i monti.
Una volta esaurito anche questo compito che regala sempre grandi prospettive ed emozioni nel vedere un cielo stellato come solo queste quote sanno regalare, e con un po’ di preoccupazione perchè in lontananza vediamo fulmini in buon numero, entriamo nel sacco a pelo per qualche ora di buon riposo. Alle 5 cominciamo a vedere la prima luce. Ci prepariamo perciò per l’alba.

L’attesa è viva. Da dove esattamente sorgerà il sole? Farà risplendere in suoi raggi sull’Agner? La luce del sole infiamma la Vezzana e tutta la zona delle Pale settentrionali, ma non il versante settentrionale della linea di creste che vanno dall’Agner alla Croda Granda.
E’ come sempre un grande spettacolo che abbiamo il privilegio di vedere, e ora dopo averlo fermato nelle nostre macchine da ripresa ci apprestiamo a scendere.

A questo punto vi sono due possibilità, o scendiamo per la stessa via dell’andata, o proseguiamo per le Pale dei Balconi e quindi per il sentiero 776 che dalle Pale dei Balconi si ricongiunge con il sentiero 766 che proviene dall’Altopiano e scende verso Campo Boaro e quindi malga Campigat.
Secondo me è consigliabile per tempo e facilità la prima possibilità, però per fare un percorso diverso abbiamo scelto la seconda.

Si parte dalla cresta del Cor in salita, perchè è necessario percorrere le creste fino ad arrivare in vista della Tromba del Miel.

Profilo delle creste per arrivare al Cor dall’Altopiano

Il percorso non è banale, spesso esposto, su terreno discreto, in parte friabile. Dopo essere saliti sulla prima cresta la seconda si prende sulla destra, e quindi si continua sempre su tracce che tengono la destra della cresta salendo dal Cor. E’ dopo la seconda cima che il sentiero si fa ostico come descritto. Avanziamo e finalmente usciamo su un bellissimo spazio verde, dove sdraiarsi a prendere il sole sarebbe meraviglioso. Ma si continua, ora senza traccia evidente saliamo diretti verso le Pale dei Balconi. Dopo poco, durante la salita, incontriamo degli ometti. Siamo sulla giusta via. Continuiamo a salire fino alla cresta. A questo punto si dovrebbe puntare a sinistra, verso il cocuzzolo più alto per rintracciare il sentiero. Noi seguiamo l’andamento della cresta, ma più in basso, e solo dopo un bel po’ ritroviamo “a naso” il sentiero, ben segnato che scende verso Campo Boaro. E’ un sentiero talvolta su belle placche di roccia dolomitica, da affrontare senza difficoltà ma con attenzione. Nel tratto terminale prima dell’incrocio con il 766 si trova anche un rivolo d’acqua ristoratore.

A questo punto siamo nel tratto più facile, quello che seguono anche le mountainBike. E siamo infatti superati da un gruppone di 29 ciclisti, tra i quali ne primeggiano un paio con i freni rotti che scendono con molta cautela.

Conclusione, gran bella escursione, di grande effetto la visione del Cor, con quel fascino che trasmette grazie alla sua forma perfetta, che madre natura ha saputo creare in un punto particolare della montagna, isolato e difficile da raggiungere se non si conosce.
Un posto da visitare, per rimanere meravigliati di tanta perfezione, da rispettare e transitare con rispetto, per non lasciare le proprie tracce e custodirlo nel tempo inalterato.
E’ una escursione  in cui è richiesta attenzione e piede fermo, da considerare per escursionisti esperti.

Le foto di tramonto, notte e alba dal Cor sono presentate in occasione delle mie serate “Dall’alba al Tramonto nel Cuore delle Pale di San Martino“, proiezione multimediale delle mie escursioni su tutto il Gruppo delle Pale di San Martino

E’ disponibile la traccia GPS in formato trc e gpx dell’escursione. Richiedetemela senza problemi.

Di seguito si presentano molte foto di questa escursione, con particolari del percorso 

Noto dopo pochi giorni dalla pubblicazione di questo post, che è risultato di notevole gradimento visto il numero degli accessi!! Mi fa molto piacere e condividetelo pure nelle vostre pagine di Facebook o Twitter 🙂 , grazie !
Buona montagna!

 

Aggiornamento del 31/7/15

Nel sentiero che si stacca dal bivio per il Campo Boaro, si presentano dei problemucci scendendo verso il Canalone
IMG_7132Il nevaio nel canaloneVi è un importante nevaio sul fondo del canalone, alto almeno 3 m nel punto più basso. Per passarlo, in questo periodo, è necessario passare su un tronco di albero che si vede in foto. Alternativa è salire per il Campo Boaro fino alle Pale dei Balconi, e scendere quindi dall’alto.
Spero che le foto rendano bene l’idea.
Il terreno è molto friabile, e ho trovato la discesa più ostica di 3 anni fa.
Le condizioni sono chiaramente in evoluzione con lo sciogliersi del nevaio.

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Castello di Moschesin – 27 Giugno 2012

Già in precedenza ho documentato un tentativo di salita al castello di Moschesin, esattamente a  questo link. Non essendo riuscito a raggiungere la meta in quella occasione, ci ho riprovato, con medesima località di partenza da malga Caleda, venendo da Agordo circa 1500m prima del passo Duran e seguendo il sentiero 543 che coincide con l’alta Via numero 1. La partenza è circa a 1480m. Qui tra l’altro è presente un bel torrente dove poter rinfrescarsi.

Il sentiero dell'alta via

Il sentiero dell’alta via

All’inizio si cammina per circa 30 minuti in mezzo al bosco, e non si sale di molto perchè si sbuca a circa 1600m. Quando si esce dal sentiero si comincia un lungo tratto di sali e scendi fino all’attacco per la Forcella Larga. Il sentiero è trasversale alla montagna, a tratti sentierino comodo e tranquillo, a tratti si attraversano zone con grossi massi, un piccolo tratto si rientra in un boschetto. Il bivio è circa a 1630m di quota e dal parcheggio ci si può impiegare dai 50 minuti all’ora e venti a seconda dell’andatura.

Forcella Larga

Forcella Larga

A questo punto si sale per il sentiero che porta a Forcella Grande, una zona che è un sogno. Il sentiero inizialmente sale con buona pendenza ma senza difficoltà, poi man mano ci si avvicina alla montagna si fa via via più ripido. Qui è importante affrontare il canalone di salita sul lato destro, che risulta parecchio percorso e più agevole, altrimenti vi troverete a sudare le proverbiali sette camicie. In un’ora e 42′ dalla partenza arrivo in forcella larga a 2150m. Luogo sublime, dove può capitare facilmente di scorgere i camosci. Da qui la veduta si estende sulla Val Pramper.

Forcella stretta, guardandosi indietro

Forcella stretta, guardandosi indietro

Ora si prende il sentiero in direzione sud. Il sentiero sale un po’ meno di 100m e si passa sotto alla Cima Pavia prendendola dal lato orientale. In due step il sentiero scende su terreno sdrucciolevole. Si arriva in una zona verdeggiante e si conclude il tratto sotto alla Cima Pavia proprio mentre si arriva alla Forcella Stretta. Si sale su zona detritica e scivolosa. Si piega a sinistra su un piccolo salto e si arriva al cospetto del primo canalino di I° grado che incede verso sinistra. Il canalino non è difficile, abbastanza lungo, presenta momenti in cui gli appigli non sono immediati. Lo ritengo un po’ più complicato di quello che seguirà.

Il secondo canalino di I°

Il secondo canalino di I°

Terminato questo primo canalino si arriva in un’altra zona detritica che si prende prima spostandosi a destra e poi rientrando. Questa è la zona chiamata Spalòn. In cima allo Spalòn si prosegue a sinistra per un comodo camminamento. Scendo qualche metro e mi trovo in un punto che se preso male può creare qualche problema. Vi sono ometti e bolli che indicano una via in quota e di fianco a un costone. E’ invece più opportuno scendere di 20m e quindi riprendere la salita per raggiungere la cengia. Si sale ancora verso destra e si arriva sul secondo canalino con difficoltà presunta I°+. Secondo me invece è anche più semplice del precedente. Perfettamente appigliato e su roccia solida. Su esce e si sale a destra per poi rientrare verso sinistra. A questo punto si continua seguendo i bolli ottimamente presenti e senza ulteriori difficoltà si raggiunge la vetta, dove si può firmare il libro di vetta. Il panorama dev’essere fantastico, purtroppo sono arrivato coperto da una spessa coltre di nubi e il panorama l’ho solo immaginato.

Autoscatto

Autoscatto

Tempo di un autoscatto, un po’ di attesa per vedere se il meteo cambiava e quindi sono sceso. La salita è stata tranquilla, nessun problema sui canalini di I° grado nè altrove. Sotto alla Cima Pavia, appena sbucato sopra alla Forcella Larga sono stato accolto da un fischio di camoscio che dava l’allarme. Una madre con il piccolo alla mia vista se la sono data a gambe. A questo punto, anche in forcella larga sono scese le nubi, quindi un chiaro segnale di ritirata. Non me lo sono fatto dire due volte. Sono rientrato. Discesa per il canalone con attenzione e sfruttando qualche scia in discesa di buon ghiaino e poi vi per il sentiero alla macchina.

E’ tutto, bella uscita di circa 1100m di dislivello su una bella cima con un panorama ….. che ho solo sognato 🙁

Alla prossima

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