Ai piedi delle Cime d’Auta v’è una bella zona dove sono presenti baite comode e confortevoli.
Si trovano qui, la baita Colmont, baita Papa Giovanni Paolo I, baita Pianezze e il rifugio Cacciatori
Il 3 maggio ho accompagnato degli scout alla Forcella di Lagazzon, da dove sono partiti per la Baita Colmont. Io invece avevo previsto di andare alla Baita Giovanni Paolo I passando per il Rifugio Cacciatori. Tutto piuttosto semplice e con dislivelli da inizio stagione.
Tre giorni prima avevo pure fatto un sopralluogo per assicurarmi che il sentiero per la Baita Colmont fosse a posto e verificare la quantità di neve presente, che era poca e solo tra i 1600 e 1750m.
Si parte verso le 15,40, il sentiero 687 nel tratto iniziale è largo e del tutto privo di neve; partiamo, si cominci con un breve tratto in falsopiano e poi si sale. Passiamo vicino a una baita sulla sinistra e poco dopo un’altra a destra. Passiamo su un ponte che sorpassa uno dei numerosi torrenti della zona e seguiamo una nuova rampa di salita. Poco dopo si arriva a un bivio: a sinistra si prende per il Rifugio Cacciatori e a destra per la Baita Colmont. Qui ci separiamo, io vado a sinistra e i ragazzi a destra.
Trovo un po’ di neve, poca cosa. Poco dopo si svolta a destra incrociando il sentiero che sale da Feder. Procedo e quasi subito si trova un altro bivio ben segnalato (le indicazioni sono sempre presenti e chiare) e prendo a sinistra. A questo proposito merita menzione il fatto che nelle carte Tabacco alcune indicazioni sono sbagliate. Il bivio ora menzionato non è presente.
Da qui cominciano i problemi. Il sentiero è di quelli tranquilli, pendio dolce, in mezzo agli alberi, ma la sorpresa l’ha creata l’inverno: comincio a incrociare sulla strada alberi abbattuti. Quasi mai è agevole superarli, spesso devo deviare il percorso, salire per poi scendere tra i rovi, scoprendo placche di ghiaccio; una vera e propria gimcana nella giungla.
Quando arrivo al canalone ove scorre il torrente scorgo la neve che blocca molti passaggi, terra trascinata a valle ovunque. Passo il torrente e si perde subito il sentiero, che credo sia sotto la neve. Scorgo in alto sugli alberi, tra i 2 e 3 metri di altezza, delle fetucce bianche e rosse. Presumo siano delle indicazioni messe lì per l’inverno.
E infatti dopo alla Baita scopro che è così. Continuo a seguire le fetucce in salita, passando sopra tronchi divelti, e alla fine come previsto arrivo al sentiero.
Ancora poco e sono alla baita. Ho impiegato due ore per fare 400m di dislivello!!! Lì trovo il gestore, che vi abita. Sempre aperta ! Due chiacchiere e mi chiarisce che dalla Baita Giovanni Paolo I non si passa al versante della Baita Colmont, e che quello segnato in carta è un errore. Gli credo, e ci mancherebbe!. Mi fa intendere che il sentiero verso la baita Colmont è danneggiato, e quindi parto subito, per non farmi sorprendere dal buio. In effetti anche questo sentiero è disastrato: trovo zone franate, alberi sempre in mezzo ad occupare la sede; vado a cavalcioni di tronchi, saltandoli e tenendo i piedi ancorati ai rami. Arrivo a un canalone completamente innevato, è quello che avevo passato più sotto; innervosito guardo in alto e vedo che lo si può risalire. Indosso i ramponi e comincio ad affrontarlo. La neve è balorda, ogni tanto anche i ramponi scivolano. Lo risalgo con attenzione a non cadere in qualche buco, si sente spesso l’acqua che scende vicino alle rocce e qualche voragine ogni tanto si intravvede.
Uno dei motivi per cui le slavine hanno abbattuto sia alberi che trascinato a valle terra è perchè la neve è venuta prima che il terreno ghiacciasse, e così alle prime slavine la neve ha trascinato tutto, terra compresa.
Scorgo nel tratto più alto quasi all’uscita una volpe, e ancora un camoscio che veloce salta il greto del torrente. Non so quanto tempo passo a risalirlo, ma alla fine mi dichiaro arrivato e piego verso est, in direzione della baita Colmont. Sono circa a quota 2150-2200m. Qui vi sono dei bei traversi su erba con pendenza molto forte. La neve è scomparsa. Tengo i ramponi per fare questi traversi senza scivolare. Se il pendio è eccessivamente inclinato prendo la salita per evitare problemi. Arrivo così poco prima delle 20 in vista della zona della Baita Colmont, che ben conosco. A questo punto mancano ancora 20 minuti ad arrivare dai ragazzi, ma posso stare tranquillo. Mi godo il tramonto sulle Pale e sulla valle del Cordevole. Anche sulle Pale di San Lucano brilla una luce molto accattivante.
Quando il sole si abbassa completamente oltre l’orizzonte riprendo l’avvicinamento alla baita. Scendo e salgo un paio di canali e quindi giungo esattamente a 2150m sulla cresta che insiste dalla Baita Colmont.
Scendo mentre il freddo comincia a pungere e si alza un forte vento e dopo una decina di minuti arrivo alla Baita attraversando gli ultimi nevai.
La baita ha 4 reti metalliche e nessuna coperta in mansarda più 4 panche strette e anguste e due tavolacci.
Il camino funziona bene e vi si trova parecchia legna, mentre la cucina economica ha il camino che tira male e si rischia di affumicare tutto l’ambiente.
Vi sono anche altre tre persone, e per cui in tutto siamo sette. Mi sistemo alla bene meglio e, tra un pisolo e l’altro esco per qualche scatto notturno. La notte è assai favorevole. La conclusione è che dormo poco anche questa volta, oltretutto le panche sono estremamente strette e non è facile riuscire a chiudere occhi.
Arriva anche l’alba, con essa i raggi del sole a scaldare le pareti di Dolomia, le Cime d’Auta e le Pale.
Dopo poco si scende, questo sentiero è libero da alberi e ostacoli vari. Si scende bene e velocemente in 45 minuti seguendo il sentiero che è quasi per la totalità del suo sviluppo carrabile (solo agli autorizzati).
Baita Colmont, una uscita che posso consigliare a tutti seguendo il sentiero diretto 687 che parte da Forcella Lagazzon. Il panorama non vi deluderà!
Nella galleria che segue sono presenti anche foto invernali riprese sempre dalla medesima Baita
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5 risposte a Baita Colmont – 3/5/2014